IL MOTO ESTERNO

 

Il moto esterno è una branca della fluidodinamica che si occupa del moto dei fluidi attorno ai corpi. Le applicazioni di tale studio sono tra le più svariate, dall’ edilizia alla meccanica, dal calcolo della spinta del vento sulle superfici degli edifici, fino al progetto di forme adatte ad automobili grazie alla tecnologia della galleria del vento.  

In generale il moto esterno coinvolge tutti quei casi in cui un fluido viene a contatto con la superficie esterna di un oggetto ed è equivalente, ai fini delle leggi fisiche, il fatto che l’oggetto sia fermo e il fluido si muova o che il fluido sia fermo e l’oggetto si muova. In sostanza è importante il moto relativo tra il fluido e il corpo di contatto.

 

Prendiamo per esempio un corpo semplice a sezione circolare investito da una corrente d’ aria di velocità costante .

 

                                              

figura 1

 

 

L’aria lambisce il solido e, non potendolo attraversare, si sposta lungo la sua superficie esterna. In questo modo, la sezione di passaggio si riduce del diametro del corpo, creando una diminuzione di velocità e un conseguente aumento di pressione nel fluido. Si creano così delle pressioni sul corpo che possono essere scomposte, grazie la regola del parallelogramma, in due vettori ortogonali:

 

le pressioni tangenti, dipendenti esclusivamente dalla viscosità del fluido

 

le pressioni normali, che, oltre dalla viscosità, dipendono anche dall’ angolo di incisione del vettore

 


Zoommando  in una parte qualsiasi del nostro oggetto avremmo una schematizzazione simile alla seguente.

 

 

                                    

figura 2

 

 

 

Nei fluidi ideali, di viscosità pari a zero, l’ unica tensione da considerare è quella normale e rimane, come unico parametro influente, l’ angolo di incisione q. Nei punti A e B dove il calo di velocità sarà più improvviso, la pressione sarà massima. Tali punti sono chiamati punti di ristagno . Al contrario, nei punti C e D, dove il fluido ha velocità massima, si avrà la pressione minima. Si può custuire un grafico dell’ andamento delle pressioni in rapporto agli angoli q, dove q vale 0° in A e 180° in B.

 

Grafico 1

 

 

Il grafico 1 mostra come nei fluidi reali la pressione nei punti di ristagno a 0° e a 180° sia identica. In realtà tali tensioni non sono proprio identiche in quanto si verifica in B una leggera perdita di tensione. Il grafico dei fluidi reali sarà così diverso.

 

 

                                                                 Grafico 2

 

 

Nei diagrammi si nota anche che nei punti C e D, dove q è uguale a 90°, le pressioni assumono valori negativi. Tale fenomeno ha, sul corpo, l’ effetto di creare tensioni che tendono a deformare l’ oggetto nella direzione perpendicolare al flusso.

 

 

                         

 

                                                                                     figura 3

 

 

 Le pressioni positive sono, comunque, sempre maggiori delle negative e la loro risultante totale è una forza di trascinamento  che segue l’ andamento del flusso. Tale forza dipende dalla viscosità, dalla velocità e dalla densità del fluido, e calcolarne l’ intensità è lo scopo della fluido dinamica. La formula è la seguente:

 

 

 

                                                                     

 

 

 

dove

 

FT     è la forza di trascinamento

ΔP     è la variazione di pressione

AF     è l’ area frontale

ρ       è la densità del fluido

W     è la velocità del flusso ed è uguale a

CR      è il coefficiente di penetrazione

 

 

Nella formula vengono introdotti concetti nuovi, quali l’ area frontale e il coefficiente CR.

 

L’ area frontale non è altro che la proiezione del corpo su un piano di riferimento perpendicolare alla direzione del flusso. L’ area che si determina è la nostra area di riferimento da inserire nella formula.

 

 

                                                             

 

figura 4

  

L’ area frontale rappresenta il fattore di proporzione tra la pressione e la forza di trascinamento.

 

Il coefficiente di penetrazione CR (detto anche CF  o  CX) rappresenta il rapporto tra la velocità del corpo e la potenza necessaria per muoversi a quella velocità. Per calcolarne il giusto valore sono necessarie particolari grafici che relazionano CR al numero di Reynolds. Per trovare tale coefficiente serve la seguente formula:

 

 

 

                                                                             

 

 

dove

 

RE      è il numero di Reynolds

n     è la viscosità cinematica del fluido

 

 

 

Trovato il numero di Reynolds è possibile ricavare il coefficiente di penetrazione dalla corrispondente tabella.

 

 

 

Grafico 3

 

 

 

Nelle forme complesse prive di un diametro geometrico si ricava un diametro equivalente utilizzabile nella formula.

 

 

 

                                                                                     

 

 

 

Tale formula è, per esempio, utilizzabile nella progettazione di profili alari dove il rapporto tra CX  e Cy definisce l’ angolo di planata.

 

                                             

                                                           

                                                                                    figura 5

 

 

 

Per il calcolo aereodinamico di strutture complesse sono comunque necessarie verifiche pratiche che permettano di studiare la reazione reale dell’ oggetto al flusso d’ aria. Per questo motivo vengono costruite le cosidette gallerie del vento, strutture che permettono la creazione di “venti” artificiale attraverso l’ uso di enormi ventole e filtri stabilizzatori di flusso. Utilizzando la teoria dei modelli  le dimensioni di tali attrezzature possono essere ridotte (con un conseguente risparmio economico) e i test aereodinamici possono essere effettuati  non più sull’ oggetto reale ma, bensì, su dei modelli in scala ridotta. L’ unico inconveniente di tale teoria è il fatto che la velocità del fluido deve, per ottenere risultati  simili alla realtà,  aumentare in modo prorzionale alla diminuzione di dimensione dell’ oggetto. Se per esempio vogliamo verificare il profilo di un automobile utilizzando un modello in scala 1:2 la velocità dell’ aria nella galleria del vento dovrà essere doppia rispetto a quella reale.

 

 

ESEMPIO

 

Ipotizziamo i seguenti dati:

LV  = 4 m                                                            (lunghezza dell’ automobile vera)

LM = 2 m                                                            (lunghezza del modello)

= 300 km/h                                                   (velocità del flusso d’ aria nella realtà)

 

Calcolare la velocità che l’ aria deve avere nella galleria del vento.

 

Sapendo che i numeri di Reynolds del modello e dell’ automobile sono identici si ricava facilmente la velocità incognita.

 

 

                                                       

                                                                                    REV = REM                                                                                                        

 

    

 

                           

 Km/h

 

 

Ai fini del nostro studio le applicazioni pratiche di tali teorie sono ben diverse in quanto il nostro interesse è indirizzato soprattutto alle pressioni del vento su gli edifici e sulle strutture in generale. Vediamo ora qualche esempio reale.

 

 

 

ESERCIZIO 1

 

Calcolare la velocità con cui cadono le goccie di pioggia, ipotizzando che esse siano perfettamente sferice (in realtà le goccie si deformano per l’ attrito dell’ aria in modo del tutto simile alla figura 3). A livello teorico la nosta sfera dovrebbe continuare ad accellerare all’ infinito, secondo la legge del moto uniformemente accellerato, ma la presenza dell’ aria stabilizza la velocità dopo un centinaio di metri di caduta.

 

                                                                                        Grafico 4

 

 

Il momento preciso in cui il corpo inizia a muoversi di moto rettilineo uniforme è quando la Forza peso diventa uguale alla Forza d’ attrito. Sfruttando questo fenomeno possiamo trovare facilmente la velocità di caduta della goccia  d’ acqua.

 

                                                                                     figura 6

 

 

Ipotizzando il diametro della goccia uguale a 1 mm possiamo scrivere le seguenti equazioni della forza peso e della forza d’ attrito.

 

 

                                                

 

 

                                              

 

 

 

Uguagliando i secondi membri delle formule si ricava la .

 

 

                                                       

 

 

                                                                        

 

 

 

Proviamo ora a risolvere un problema analogo. Cerchiamo di calcolare la velocità di caduta di un masso in mare considerando in più la forza di galleggiamento di Archimede.

 

 

 

figura 7

 

 

Con la forza di galleggiamento posso ricavare la forza peso netta e la formula generale della velocità di caduta di un oggetto in un fluido.

 

 

                                                                            

 

 

                                                              

 

 

                                                             

 

 

 

Giunti a questo punto sorge un altro problema: per trovare CR è necessario il numero di Reynolds che dipende dalla velocità che vogliamo determinare. Infatti

 

 

                                                                               

 

 

 

L’ unico modo per uscire da questo vicolo cieco è quello di procedere a tentativi ricavando con valori casuali  il numero di Reynolds e sperando di trovare la medesima velocità nella formula di .

Tentiamo, per esmpio, di trovare la velocità della goccia di pioggia considerando in più la forza di galleggiamento esercitata dall’ aria. Iniziamo a inserire dei valori casuali della velocità.

 

 

 

TENTATIVO 1

 

m/s                          

 

              

 

 

 

 m/s

 

 

Le velocità  e  sono diverse. Proviamo ora inserendo una velocità uguale  a  2,53 m/s.

 

 

 

 

TENTATIVO 2

 

2,53 m/s

 

 

m/s

 

 

Le velocità non coincidono ancora. Tentiamo ancora con la velocità pari a 3,30 m/s.

 

 

 

 

TENTATIVO 3

 

 3,30 m/s

 

 

m/s

 

 

Il risultato ottenuto, anche se non ancora preciso, si è avvicinato notevolmente alla soluzione. Continuando con questo procedimento, con ancora un paio di tentativi, otterremmo il valore esatto della velocità di caduta della goccia di pioggia nell’ atmosfera. 

 

 

 

ESERCIZIO 2

 

Calcolare il momento flettente che si crea alla base di un palo della luce sotto la spinta di un vento di 100 Km/h. Il risultato è necessario per il giusto dimensionamento del palo.

                      

figura 8

 

 

I dati sono i seguenti:

 

 

 

Iniziamo l’ esercizio calcolando  i numeri di Reynolds e l’ intensità delle forze esercitate sul palo e sul filo.

 

 

 


              

 


 

 

 

             

 

 

 

 

Trovati questi risultati possiamo schematizzare il problema e trovare facilmente il momento incognito.

 

 

figura 9

 

 

Il momento alla base del palo sarà uguale a:

 

                               

                                                         

 

                                

Da questo esempio si può vedere quanto conti  nella spinta del vento l’ area frontale. Il filo, infatti, lungo ben 50 m subisce una forza di appena 7 kg proprio a causa della sua sezione ridotta.  Vediamo ora quanto enorme può essere questa forza su un palazzo di notevoli dimensioni.

 

 

ESERCIZIO 3

 

 

Trovare la forza esercitata dal vento  che soffia a 100 km/h su un palazzo alto 30 m e lungo 80.

 

 

 figura 10

 

 

 

I dati sono i seguenti:

 

VV = 100 km/h = 27,77 m/s                                                     ( velocità del vento)

HPALAZZO =  30 m                                                                       ( altezza del palazzo )

BPALAZZO =  80 m                                                                       ( lunghezza del palazzo )

 

 

Dato che siamo nel campo dell’ edilizia e che dobbiamo avere un buon margine di sicurezza, ipotizziamo che a monte dell’ edificio (a sinistra nel disegno) vi sia solo pressione di ristagno, mentre a valle nessuna contropressione. La formula si può così semplificare:

 

                

                                                                        

 

 

 

Ora si può ricavare la pressione del vento e, moltiplicando per l’ area frontale dell’ edificio, si trova la forza esercitata sul palazzo.

 

 

                                                    

 

                                                  

 

 

Come si può vedere la forza è notevole ed è per questo motivo che i grattacieli reagiscono meglio alle sollecitazioni orizzontali che a quelle verticali. Tutto ciò comporta un sovraddimensionamento delle strutture e un conseguente aumento delle spese. Oltre all’ area frontale è, comunque, importante tener conto della forma forma stessa dell’ edificio. Nelle costruzioni, per esempio, coperte con delle volte a botte può succedere che le pressioni causate dal vento generino una risultante diretta verso l’ alto. Questo è molto pericoloso perchè obbliga la struttura a lavorare al contrario con carichi dieci volte più grandi del peso del tetto. Facciamo un esempio:

 

                                     

figura 11

 

 

 

Consideriamo un caso estremo dove il  è uguale a 10. Per tutti gli altri dati utilizzeremo quelli dell’ esercizio precedente.

 

 

                                         

 

 

Per progettare in sicurezza anche con questi carichi esitono, comunque, particolari norme U.N.I che forniscono, anche delle forme più complesse, gli specifici coefficenti di portanza aereodinamica.